Sessione Agrifood: ragioniamo insieme, per nutrirci meglio

Sessione Agrifood: ragioniamo insieme, per nutrirci meglio

Quando si parla di ricerca, il primo pensiero corre sempre ad un laboratorio dove si cercano soluzioni per gravi malattie, o materiali innovativi, magari da inviare nello spazio o per la realizzazione di nuovi macchinari… Non è altrettanto immediato pensare alla ricerca di un nuovo tipo di imballaggio che possa prolungare la vita di un alimento confezionato, o ad una lunga e tenace sperimentazione riguardante un processo produttivo che migliori, ad esempio, la digeribilità o le caratteristiche organolettiche di un alimento, senza per questo snaturarlo o venir meno a tradizioni pluricentenarie.

È invece c’è tutta una rete, una numerosa e diffusa schiera di ricercatori che tutti i giorni si occupa di questo e di molti altri aspetti correlati alla catena alimentare, ad esempio indirizzati ad aumentare la produttività, un modo per contrastare la carenza di cibo, almeno in alcune aree del globo collegata a pratiche agrarie e zootecniche poco efficienti.

Di cosa ci si occupa nella sessione Agrifood di Roma

La sessione “Agrifood” degli Stati generali della ricerca sanitaria, in programma a Roma il 27 e 28 aprile, intende occuparsi di questi e di molti altri aspetti della ricerca nel settore agroalimentare, attraverso alcuni cluster concettuali.
Si parte da un’analisi del contributo che i big data, disponibili anche in questo settore e ricchi di informazioni essenziali, possono apportare alla conoscenza e conseguentemente alla definizione di strategie, obiettivi operativi e ipotesi di relazioni e soluzioni alle problematiche del settore.

Un secondo cluster di interventi è finalizzato ad esplorare finalità, modalità e risorse che singole aziende produttive e associazioni di categoria dedicano alla ricerca, sia attraverso proprie strutture che attraverso il finanziamento e il sostegno a progetti di ricerca nell’area agroalimentare.
Si tratta di un modo di vedere il ruolo giocato dagli operatori economici, diverso, che va al di là della mera logica del profitto per mostrare una visione matura e di prospettiva del loro ruolo, ferma restando l’esistenza incontrovertibile in un tale approccio di ritorni favorevoli anche economici, soprattutto sul medio/lungo periodo.

La ricerca nel settore agroalimentare, a cosa serve?

La ricerca vive e si sostiene attraverso una visione che superi i confini dei singoli paesi ed esplori ipotesi di collaborazioni sovranazionali che amplificano le potenzialità e aumentano l’efficacia degli studi condotti. Di questo anche parleremo con il contributo di ricercatori italiani e di una rappresentante della FAO, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di agricoltura e nutrizione, con la quale il Ministero della salute ha avviato una collaborazione che sta portando alla realizzazione di uno studio sull’impatto delle diete riconducibili alla tradizione mediterranea in alcune popolazioni, partendo da due Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo (Tunisia e Libano) per poi espanderla ad altri.

Un altro cluster di interventi sarà dedicata alle prospettive di lavoro e alle proposte dei ricercatori che quotidianamente nei nostri Istituti di ricerca (Istituto Superiore di Sanità, Istituti Zooprofilattici Sperimentali) studiano le nuove frontiere della scienza (nanotecnologie, le cosiddette –omics) applicate al settore alimentare.
Ma siccome alla fine del percorso c’è l’uomo, con l’esigenza quotidiana di nutrirsi, e di farlo in modo sicuro e nutriente, abbiamo previsto un ultimo cluster di interventi dedicati ad un tema nuovo e interessante, quello che riguarda il nostro microbioma, quella enorme massa di microrganismi che convive con noi e dentro di noi, soprattutto nel nostro apparato digerente.

Quindi, una sessione vivace e nella quale il tema viene declinato da molteplici prospettive ma soprattutto in un’ottica adatta a Stati generali della ricerca, quella dell’identificazione di priorità, criticità, ipotesi di strategie che assicurino competitività, efficacia, efficienza nell’utilizzo delle risorse investite e successo al mondo della ricerca italiano, facendo convergere in un’unica rete esperti, stakeholders e istituzioni, in uno sforzo di coesione che sia utile al contempo per il sistema paese e per i singoli cittadini.