La narrazione della menopausa è cambiata tantissimo negli ultimi anni. Se, anche solo una decina di anni fa, si chiamava in causa il tema solo in determinati contesti, per esempio nel corso delle conversazioni tra amiche, oggi la situazione è ben diversa: non si ha più paura di pronunciare un termine che, per lungo tempo, ha acceso sentimenti come il timore e il disprezzo verso le manifestazioni di aspetti clinici fisiologici come gli sbalzi d’umore.
L’attenzione mediatica verso la menopausa
A contribuire a questo cambiamento ci hanno pensato diversi fattori. Uno di questi è senza dubbio la maggiore attenzione mediatica.
Quello che si può vedere oggi su un media avente ancora un ruolo decisivo nella vita delle persone era impensabile fino a qualche anno fa: protagoniste del piccolo schermo che, in prima serata o durante i programmi della giornata, parlano con candore del flusso mestruale che arriva a intermittenza e delle strategie pratiche per tenere attivo il metabolismo quando il livello di estrogeni cala.
Si può parlare a tutti gli effetti di una rivoluzione: di menopausa si parla di più e non solo in contesti di intrattenimento, ma anche negli studi degli specialisti e attraverso la divulgazione sul web (portali come Vediamocichiara, sito che vive grazie ai contributi di diversi esperti che si rivolgono in maniera specifica alle donne che hanno concluso la fase fertile dell’esistenza stanno facendo una grande differenza).
I passi ancora da compiere
Nonostante i grandi cambiamenti degli ultimi anni, sono ancora numerosi i passi da compiere per sradicare definitivamente la menopausa dal terreno dei tabù.
Uno degli aspetti su cui gli specialisti insistono maggiormente, puntando il dito verso la necessità di risolvere il problema, è la tendenza, da parte di molti professionisti della salute, a minimizzare i sintomi che le donne lamentano.
Frasi come “Stia tranquilla, a breve passerà” sono, a detta di molti medici che negli ultimi anni si stanno occupando di menopausa a 360°, il segnale del fatto che, ad oggi, nelle aule accademiche non si insegna abbastanza ai futuri dottori e alle future dottoresse a parlare di menopausa e alle donne in menopausa (ma anche a quelle che si avvicinano a questo spartiacque dell’esistenza, che ha un impatto su chi lo vive in prima persona, così come sui suoi cari).
Una problematica con alle spalle secoli di storia e che contribuisce ancora tanto alla situazione sopra descritta è lo stereotipo, durissimo a morire, secondo il quale la donna sia naturalmente portata a sopportare il dolore in diversi momenti della vita, dal flusso mestruale tutti i mesi fino al parto.
Le cose devono cambiare drasticamente e per rendersene conto basta rammentare il fatto che, oggi come oggi, la vita media supera gli 85 anni e la menopausa, quando è fisiologica, tende ad arrivare verso i 50 anni.
Parliamo di un range temporale estremamente ampio, nel corso del quale si ha la possibilità – e il dovere verso se stesse – di vivere un’esistenza di qualità.
L’importanza della fiducia nella scienza
Chi lavora nel settore medico può fare tantissimo per sradicare il tabù che ancora aleggia attorno alla menopausa. Da parte delle pazienti, però, deve esserci la propensione a fidarsi della scienza, andando oltre ai numerosi luoghi comuni da post social che non permettono un approfondimento lucido.
Adottare questo approccio vuol dire, giusto per citare un esempio concreto, mettere da parte la demonizzazione generale della terapia ormonale sostitutiva.
Quando è indicata – solo il medico specialista può dare un parere in merito, basandosi sulla situazione clinica specifica della singola donna – può avere effetti estremamente positivi su aspetti preziosi per il benessere, a partire dalla qualità della vita sessuale.
Il potere dello stile di vita
Un altro aspetto su cui le pazienti possono e devono lavorare è lo stile di vita.
Già negli anni che precedono la fine fisiologica della fase fertile della vita, ha senso iniziare a farsi seguire da professionisti preparati in ambito dietetico e di fitness in modo da mettere a punto piano alimentari e di allenamento in grado di accompagnare il corpo lungo un percorso di cambiamento che vede il metabolismo rallentare.
Anche in questo caso, è necessario più che mai fidarsi della scienza ed evitare di andare dietro a luoghi comuni che vengono spesso urlati sul web lasciando tutto sospeso.
Un esempio concreto? La demonizzazione della pesistica. In tanti – e in tante – la guardano con perplessità e con il timore che possa ingrossare ulteriormente il fisico della donna.
Non è affatto vero. Se si trova il giusto equilibrio con l’allenamento cardio – e qui, ribadiamo, solo i consigli di un professionista fanno la differenza – può anzi rappresentare una più che valida alleata contro la sarcopenia, ossia la perdita di massa muscolare, a favore di quella grassa, che si innesca quando inizia il calo drastico dei livelli di estrogeni.
Lato alimentazione, è sempre fondamentale l’equilibrio e il fatto di moderare – attenzione, non si parla di eliminazione – l’apporto di carboidrati, aumentando, sempre con buon senso, quello di proteine.
