Analisi delle attuali condizioni della sanità in Italia

Analisi delle attuali condizioni della sanità in Italia

Il sistema sanitario italiano è da sempre considerato uno dei pilastri del welfare nazionale. Nato nel 1978 con la creazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), il modello italiano si basa su tre principi fondamentali: universalità, uguaglianza e solidarietà. Pertanto, l’accesso alle cure è garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito.

Purtroppo, il sistema mostra diverse criticità legate alla sostenibilità economica, alla carenza di personale, alle diseguaglianze territoriali e all’efficienza dei servizi. Di seguito, proviamo ad analizzare i diversi aspetti che riguardano il nostro Sistema Sanitario Nazionale.

Un sistema universalistico sotto pressione

La sanità italiana è gratuita (o quasi) per la maggior parte delle prestazioni essenziali, ma questo modello ha subito pressioni sempre crescenti. I tagli alla spesa pubblica, iniziati con la crisi economica del 2008, hanno pesato sulla qualità e sulla tempestività dei servizi offerti. In molte regioni, sono peggiorate le condizioni infrastrutturali degli ospedali, le liste d’attesa si sono fatte sempre più lunghe ed è aumentata la difficoltà nel reperire personale medico e infermieristico.

Le disuguaglianze territoriali

La disomogeneità territoriale è uno dei problemi più gravi che affliggono la sanità italiana. Ci sono evidenti differenze tra Nord e Sud, sia in termini di qualità dei servizi che di accessibilità. Regioni come Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia vantano strutture d’eccellenza, tempi di attesa contenuti e una buona capacità di attrarre pazienti da altre zone d’Italia. Al contrario, regioni del Mezzogiorno come Calabria, Sicilia e Campania devono far fronte a una carenza strutturale di risorse, a inefficienze organizzative e a un alto tasso di “migrazione sanitaria”, cioè pazienti costretti a spostarsi altrove per ricevere cure adeguate.

La mancanza di personale, la scarsa digitalizzazione dei processi e l’inadeguatezza delle infrastrutture sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a questo divario.

La carenza di personale sanitario

Un altro fattore importante è la carenza di medici e infermieri, un problema resosi evidente durante la pandemia da Covid-19. Secondo dati recenti, nei prossimi anni oltre 50.000 medici andranno in pensione, e non si prevede un adeguato ricambio generazionale. Il blocco del turnover e il numero limitato di posti disponibili nelle scuole di specializzazione hanno contribuito a creare una situazione di emergenza. Il risultato è che molti reparti lavorano sotto organico, con turni massacranti e condizioni lavorative spesso insostenibili.

Anche la professione infermieristica soffre di un forte sottodimensionamento: l’Italia ha uno dei rapporti infermieri/pazienti più bassi d’Europa. Appare più che ovvio che questo deficit incide sulla qualità dell’assistenza e aumenta il rischio di errori e stress lavorativo tra gli operatori.

Digitalizzazione dei sistemi informativi: verso una sanità più efficiente e inclusiva

La digitalizzazione dei sistemi informativi è una delle leve strategiche per modernizzare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e renderlo più efficiente, equo e sostenibile. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato risorse significative a questo ambito, con l’obiettivo di potenziare strumenti come il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e sviluppare soluzioni di telemedicina.

Il FSE consente ai cittadini di accedere e condividere in modo sicuro la propria storia clinica con gli operatori sanitari, migliorando la continuità delle cure e riducendo la duplicazione di esami e prescrizioni. La telemedicina, attraverso servizi come televisite e telemonitoraggio, permette di assistere i pazienti a distanza, riducendo le ospedalizzazioni e migliorando l’aderenza alle terapie, soprattutto per i pazienti cronici.

Un altro elemento chiave è la digitalizzazione dei processi che riguardano l’assistenza territoriale. In questo contesto, le Centrali Operative Territoriali (COT) – strutture previste per coordinare i percorsi di cura e integrare ospedale e territorio – avranno bisogno di sistemi informativi avanzati e interoperabili per gestire efficacemente i flussi di informazioni tra medici di base, specialisti, ospedali e servizi domiciliari.

Come testimoniato da Advenias Care, azienda leader nella creazione di software per la sanità, inclusi i sistemi informativi per la Centrale Operativa Territoriale, l’interconnessione in tempo reale tra le diverse componenti del sistema sanitario risulta essenziale per garantire una presa in carico efficace dei pazienti, in particolare di quelli fragili e cronici.

Inoltre, l’adozione di sistemi informativi moderni migliora la trasparenza, la tracciabilità e l’efficienza dei processi clinici e amministrativi.

Il ruolo del privato e la sanità integrativa

Negli ultimi anni, è cresciuto il settore sanitario privato, sempre più spesso alternativo a quello pubblico, soprattutto in termini di tempi di accesso alle prestazioni. Sono tanti i cittadini che, di fronte a liste d’attesa interminabili per visite specialistiche ed esami diagnostici, si rivolgono alle strutture private, a pagamento. Questo trend contribuisce ad aumentare le diseguaglianze sociali nell’accesso alle cure.

In parallelo, è aumentato il ricorso a forme di sanità integrativa: fondi sanitari, assicurazioni private e piani mutualistici vengono utilizzati per coprire spese che il SSN non riesce più a garantire in tempi accettabili. Sebbene possano rappresentare un supporto utile, tali strumenti rischiano di snaturare il principio di equità su cui si fonda il sistema pubblico.

Guardando al futuro

Il futuro della sanità italiana dipende dalla capacità di affrontare in modo organico e deciso le diverse problematiche che la affliggono: l’equità nell’accesso alle cure, la valorizzazione del personale sanitario, l’innovazione tecnologica, il rafforzamento della medicina territoriale e la riduzione dei divari regionali.

Tra le priorità, emerge la necessità di potenziare i servizi di medicina di prossimità, con l’apertura di Case della Comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali, come previsto dal PNRR. Inoltre, sarà fondamentale investire nella formazione e nell’assunzione di nuovi professionisti, per garantire un ricambio generazionale e una maggiore sostenibilità del sistema.

Infine, occorrerà ripensare il rapporto tra sanità pubblica e privata, cercando di evitare la privatizzazione strisciante e mantenendo saldi i principi di universalità e uguaglianza su cui si basa il SSN.

Garantire il diritto alla salute per tutti i cittadini, senza discriminazioni, deve rimanere l’obiettivo primario di ogni politica sanitaria. La sanità non è solo un servizio: è un bene comune, un investimento per il futuro e un indicatore fondamentale di civiltà.